L’attacco di Hamas ad Israele: una preliminare analisi militare

Di Orazio Di Mauro*

Un esercito non è tale perché i suoi appartenenti indossano la stessa divisa e i suoi ufficiali e sottufficiali portano sulle spalline i gradi. Un esercito è tale perché ha un comando unitario e centralizzato e risponde ad un referente politico, i suoi soldati condividono lo stesso addestramento e agiscono sul campo di battaglia muovendosi e operando in coordinazione con gli ordini ricevuti e affrontando i problemi che si pongono sul campo di battaglia. Fondamentale negli eserciti è la logistica, cioè la capacità che lo stesso ha di rifornire con puntuale precisione ai reparti in campo le armi necessarie, il munizionamento e non ultimo le vettovaglie necessarie. Ho fatto questa premessa perché sia chiaro che Hamas pur essendo una formazione terroristica, cosa della quale non intendo minimamente tacere, il 7 ottobre 2023 ha ottenuto i successi militari sotto gli occhi di tutti perché ha agito come un esercito. Puntuale e precisa raccolta delle informazioni del nemico contrapposto sul campo di battaglia. L’irruzione di Hamas è avvenuta all’alba dimostrando di conoscere con precisione l’ora in cui le sentinelle si danno il cambio, i camminamenti che dai punti di osservazione portano agli alloggi dei soldati che sono stati colti nel sono stati uccisi o catturati. Devono essere stati momenti tragici e angosciosi vedersi arrivare i miliziani di Hamas fino alla propria brandina per ucciderli o prenderli prigionieri. La cosa è potuta avvenire solo grazie ad una meticolosa e certosina raccolta di informazioni sull’esercito israeliano. Dimostrando di sapere le direttive di sicurezza che vigono nell’IDF. Ciò è potuto avvenire perché le più disparate fonti di informazione sono state poi collazionate da un centro organizzatore che ha poi diramato tutte le informazioni necessarie ai reparti sul terreno. Questo lo fa e lo può fare unicamente un esercito. Per meglio avere quanto limpida sia la vittoria di Hamas si tenga presente che la roccaforte posta di fianco al kibbutz Tel Re’im, controllava i caposaldi  sul confine Sud orgoglio  della supremazia militare e tecnologica di Israele. Costruita intorno al 2008 chi diventava primo ministro di Israele vi andava a ribadire il dominio di Israele sulla Palestina. La fortezza è caduta nelle prime luci dell’alba e suoi soldati uccisi o fuggiti precipitosamente e il suo orgoglioso comandante preso nel sonno e trascinato in prigionia quasi nudo. Senza contare la cattura di decine di carri armati Merkava, al punto che Israele per sostituirli ha dovuto far affluire da altre zone i Merkava perduti.

L’informazione sul nemico è tutto se si vuole vincere o non perdere. Ma adesso vediamo un più grave accadimento che ha spazzato via nello spazio di un mattino due miti di Israele, la sua tanto decantata superiorità tecnologica nel mondo e l’impenetrabilità del sistema antimissile Iron dome. Alle prime salve di missili di Hamas Iron dome non ha risposto, come fosse spento e centinaia di missili hanno colpito le città vicine e con non poca sorpresa Tel Aviv e Gerusalemme. Fino a tarda sera il sistema non ha funzionato, rivelatori di questo fallimento sono alcuni video dove appare il cielo di Tel Aviv solcato dai missili di Hamas, mentre nemmeno un patriot si leva contro di essi. Solo nella mattinata di domenica il sistema di difesa ha ripreso a funzionare. Con lanci imprecisi e poco efficaci. Al momento in cui scrivo Hamas spara missili e la difesa antimissilistica dell’IDF riesce a conseguire successi limitati, molto meno comunque di quelli ucraini che non spiccano per successi. Questa eccellente capacità è accompagnata il primo giorno da un sorprendente fatto che ha sconvolto i generali di Tel Aviv. I droni lanciati da Hamas non sono stati disturbati da sistemi di GUE (guerra elettronica) israeliani, la cosa non accade nemmeno agli ucraini che una minima interferenza la causano ai droni russi. Qui no, Israele non è riuscito a disturbare nessun lancio di droni da parte di Hamas. 

Ma che cosa è successo. Vediamo di capire. Tutti o quasi tutti, sia che siano anti-israeliani o filo-israeliani hanno tirato in ballo l’Iran accusandolo, chi apertamente, chi velatamente di aver aiutato Hamas nella costruzione dei missili che hanno penetrato Iron dome dopo che misure elettroniche di altissima qualità lo aveva silenziato. Ora una simile capacità tecnologica potrebbe essere patrimonio della Repubblica islamica, ma non è certo che Teheran sia disposta a condividere tale patrimonio tecnologico con un gruppo come Hamas. Troppo rischioso. Ancor più grave per gli Ayatollah sarebbe la scoperta di prove che portassero la responsabilità di quanto accaduto, cioè la distruzione della validità operativa di Iron dome. Partendo da questa via per trovare chi ha demolito l’Iron dome bisogna andare in Ucraina. Li è avvenuto alcuni mesi fa qualcosa che alcuni siti specializzati in analisi militare hanno registrato con grande preoccupazione dei generali USA che monitorano la guerra in Ucraina. La Russia da un anno ad oggi in Ucraina ha testato nuovi sistemi d’arma di ogni tipo. Missili, sistemi di minimamento o sminamento, robot e anche sistemi di GUE, che come abbiamo detto sopra è la guerra elettronica. Tutte monitorate attentamente dalle forze statunitensi presenti come consiglieri militari. All’inizio della nota controffensiva ucraina i russi hanno sperimentato un’arma da GUE. Un’arma che ha spento i radar ucraini e poi li ha riaccesi facendogli vedere inesistenti bersagli. La prova è durata alcune ore poi si è conclusa e da allora mai più testate sullo scenario ucraino. La reazione dei generali del Pentagono è stata uno shock che a lungo li ha lasciati devastati psicologicamente. Solo il non ripetersi del dispiegamento di quest’arma li ha rinfrancati. Il noto sito “Borzzikmam” molto ben informato sul confronto militare Russia e USA, di questo episodio ne ha dato una sintetica ma esauriente descrizione. Le forze ucraine di fatto rimasero senza antiaerea per ore. Ad oggi Hamas spara i suoi razzi missili con scarso contrasto israeliano. Cerchiamo di vedere come è stato possibile arrivare a dotare Hamas di questi efficacissimi razzi/missili. 

Il sistema di GUE testato in Ucraina doveva in qualche modo essere utilizzato, ma Mosca non voleva provarlo nello scenario ucraino dove i rischi di essere demolito avrebbero umiliato Mosca. Ecco che bisognava dotare Hamas di efficaci razzi/missili e si è trovata la fabbrica. La fabbrica altamente militarizzata è la Nord Corea. La visita di Kim Jon il in Russia avvenuta casualmente l’11 settembre si concludeva con la stipula di un accordo che prevede che le fabbriche nord coreana avrebbero lavorato nella costruzione di armi, sgravando quelle russe da produrre armi e tornare a produrre auto, lavatrici e televisori ecc. che la società civile russa richiede sempre più, limitando l’impatto della guerra sulla società russa. La Corea del nord in cambio avrebbe ricevuto tecnologia avanzata da essa freneticamente richiesta. Neanche una settimana dopo parte un treno da Pyongyang verso la Russia di circa 73 i vagoni merci che prevedibilmente portavano i missili che hanno inibito alla prima salva Iron dome. La inibizione totale per un giorno di Iron dome ha aperto ai missili già presenti a Gaza e assemblati da mesi ora consente a questi missili meno avanzati di continuare a bombardare Israele. Quel sistema che mette in sordina Iron dome, con tutta probabilità sarà stato distrutto per non lasciare traccia di sé, ma ormai il suo compito lo ha raggiunto. Umiliare la tecnologia israeliana e dare un monito all’occidente. Concludo dicendo che Israele, a mio parere, non entrerà a cuor leggero a Gaza,  pena la riduzione della sua forza militare del 30%, questa mia previsione sulla scorta della stessa  dottrina militare NATO. Quindi la fine dell’IDF, la cui storia andrebbe riscritta.

* Esperto e studioso di questioni politico-militari, in special modo relative al XX e XXI Secolo. Del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”