“Oppenheimer”: come la fisica conosce il peccato

di Laura Baldelli

Un’altra grande prima estiva che riempie le sale cinematografiche nel mondo, un potente blockbuster firmato Cristopher Nolan, grande regista della cinematografia commerciale, con un cast stellare che per parti secondarie e camei include attori di grande calibro. Siamo di fronte a “Oppenheimer”, un apparente biopic su una parte della vita del famoso scienziato padre della bomba atomica. Nolan trasforma il biopic in un thriller politico, perché racconta del rapporto della scienza e degli scienziati con la società, la politica e il potere, ma rimane sempre un’americanissima visione del mondo, con un moralismo tra il bene e il male molto discutibile.

Nolan, infatti, per la prima volta racconta un dramma basato su avvenimenti realmente accaduti e si concentra su un personaggio, affidandosi alla considerevole biografia premio Pulitzer “American Prometheus” di Kai Bird e Martin J. Sherwing. Di solito il cinema di Nolan si focalizza sullo spettacolo dello stupore e del terrore provato dai personaggi, ma sappiamo anche come porti sempre qualcosa di nuovo ai suoi lavori, sia come storie e generi, sia a livello tecnologico; infatti in questo film utilizza la pellicola IMAX da 65 e 70 mm, inserti di fotografia in bianco e nero, evitando il più possibile “computer generated imagery”.

Il film dura tre ore e da molti è stato criticato per questo, ma la figura di Robert Oppenheimer ha un’enorme portata drammatica perché si è trovato davanti ad importanti dilemmi che necessitano molta narrazione e nonostante la lunghezza, molti aspetti sono stati ovviamente tralasciati. Il film è un kolossal già campione d’incassi, un clamoroso successo commerciale, con 853 milioni di dollari, a fronte dei 100 investiti.

Solo Nolan può ottenere simili finanziamenti.

Il cast, che vede Cillian Murphy nelle vesti dello scienziato, ha nomi stellari: da Matt Damon a Kenneth Branagh, da Casey Affleck a Rami Malek, da Emily Blunt a Robert Dowbey Jr, da Gary Oldman a Emily Blunt; nessuno si sottrae ad una piccola parte in un film di Nolan.

Il film viaggia su due piani temporali molto importanti: il processo maccartista ad Oppenheimer e il lavoro di studio e coordinamento del progetto Manhattan a Los Alamos. Conoscere la vita del grande scienziato aiuta a comprendere il film, perché il regista lo ha montato come un puzzle dal ritmo incalzante. Cillian Murphy, con le soggettive sulle espressioni del suo volto, riesce a dire anche il non detto: lo sguardo di Oppenheimer sul mondo, interpretando perfettamente i turbamenti e la personalità complessa, altera e melanconica dello scienziato.

Chi era Julius Robert Oppenheimer? un ricco borghese di New York di origini ebraiche tedesche come rivela il nome. S’interessò prima di chimica, di fisica sperimentale, poi di quella teorica, soprattutto in seguito alla grande novità della fisica quantistica, che studiò in Europa, devenendo un pioniere e portando grandi contributi alla scienza: dal determinismo classico delle traiettorie alla probabilità quantistica della funzione d’onda, la teoria delle approssimazioni sugli spettri molecolari, dimostrò che si poteva estrarre un elettrone dall’atomo, contribuì alla scoperta teorica dei buchi neri.

Ma c’era un neo nella sua vita: aveva simpatie comuniste, aveva avuto una relazione con una psichiatra comunista Jean Tatlock e frequentato il Partito Comunista americano, poi aveva anche sposato Kitty Puening, anche lei legata al Partito Comunista.

Così dopo essere caduto nella trappola di lavorare, con l’obiettivo di combattere i nazisti, per costruire in anticipo la bomba per vincere la guerra, per sempre il suo nome fu legato alla distruzione di Hiroshima e Nagasaki; solo a guerra finita dichiarò al presidente Truman nel 1946: “Signor Presidente le mie mani sono sporche di sangue”.  Molti scienziati si erano rifiutati di lavorare nei tristemente famosi laboratori di Los Alamos, altri come Leo Szilard, si fecero portavoce di utilizzare la bomba solo a scopo dimostrativo, evitando di colpire gli obiettivi civili, dopo il test preliminare con il nome in codice “Trinity”, avendo compreso la portata distruttiva.

Dopo la guerra le armi nucleari negli USA furono sotto il controllo della Commissione per l’energia atomica, all’interno della quale c’era un Comitato per la sicurezza, guidato proprio da Oppenheimer che però si oppose con forza per motivi etici e tecnici alla costruzione della bomba all’idrogeno, in quanto se utilizzata avrebbe causato un genocidio.

Altri scienziati, come Edward Teller, invece erano decisi a portare avanti la costruzione della super bomba termonucleare, ma già era in atto la guerra fredda tra USA e URSS e Oppenheimer fu il facile capro espiatorio nell’era del maccartismo, tanto che nel 1953 la carriera dello scienziato, che aveva avuto scrupoli etici, fu stroncata. Cacciato dalla Commissione per l’energia atomica subì processi con l’accusa di aver fornito all’URSS preziose informazioni per la costruzione di armi nucleari e subì l’infamia del marchio di pericoloso traditore della nazione.

Il film ruota in modo vorticoso attorno a questo, costruendo a mano a mano, con una narrazione complicata, attraverso flash-back, tutta la vita precedente. L’antagonista accusatore nel film è Lewis Strauss, interpretato magistralmente da Robert Downey Jr. Addirittura a 30 anni dalla sua scomparsa nel 1994 fu ancora screditato da un ex ufficiale del KGB, che dichiarò che Oppenheimer aveva consegnato a Mosca le ricerche segrete sull’atomica americana. Ma non esiste alcuna prova di questo e semmai ci sia stata una fuga di informazioni verso il Cremlino, i probabili autori furono Carl Fuks e Ted Hall. Tutto questo era anche per screditare la ricerca scientifica sovietica, come il mancato riconoscimento del ruolo dell’URSS che fermò la Germania, grazie alla battaglia di Stalingrado, ma soprattutto grazie alla battaglia di Kursk, dove avvenne il più grande scontro di mezzi corazzati della storia. A Kursk l’Armata Rossa fermò la Wehrmact nel luglio 1943, così la Germania nazista non ebbe accesso alle risorse energetiche del Caucaso, fondamentali per vincere la guerra.

Gli USA con la presidenza Truman, avevano investito molti dollari nella ricerca scientifica con il preciso obiettivo di direzionare le ricerche verso nuovi armamenti, molti scienziati si rifiutarono di partecipare al grande Progetto Manhattan, come per esempio Lise Meitner, la fisica che preferì l’esilio in Svezia, piuttosto che “avere a che fare con una bomba”; ma altre donne, tutte grandi scienziate, che il film ignora, lavorarono a Los Alamos come Maria Goeppert Mayer, Chien Shiung Wu, Naomi Livesay, Leona Woods, ma si sa, che nei film di Nolan, le donne sono come un contorno poco interessante. Stessa sorte per due donne comuniste della vita di Oppenhaimer Jean Tatlock e Kitty Puening: la prima raccontata come un’amante dalla sessualità prorompente e l’altra come moglie infelice. Einstain, non ha un trattamento migliore: nel film non dice una parola, eppure si era battuto contro l’uso della bomba e con Bertrand Russell firmò il manifesto contro le armi nucleari, dichiarando anche: “Il potere scatenato dall’atomo ha cambiato tutto, tranne il nostro modo di pensare”. L’intento di Einstein fu sempre quello di trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari.

La parte più interessante del film sta nel rapporto tra scienza e potere politico e società nel ruolo importante degli scienziati e a questo proposito è importante ricordare l’opera di Pietro Greco “Hiroshima. La fisica conosce il peccato”, un libro del 1998; chissà, forse se Nolan avesse letto questo saggio avrebbe girato un film più intellegibile e rivoluzionario, ma ha preferito il classico format di Hollywood che racconta dopo molti anni, i misfatti dei governi USA con ipocriti moralismi e ci distrae, come sempre con un grande spettacolo, tutto negli occhi magnetici di Cillian Murphy tra infuocate esplosioni, accompagnate dalla potente colonna sonora di Ludwig Goransson.

Tranquilli, niente di nuovo.